Arrivare in Africa
Arrivare in Africa è sempre d’impatto. Questa volta sono atterrata alle 3 di notte in Kenya, a Mombasa e da lì per arrivare a Watamu ci vogliono due ore circa di macchina, così ho fatto in tempo a vedere l’alba sul mare, qualcosa di meraviglioso, come ce ne sono tante certo, ma mi emoziono sempre difronte alle manifestazioni della natura, soprattutto quando questa è ancora selvaggia … L’altra emozione forte è stata vedere le mie guide divorare, letteralmente parlando, polenta di mais bianco con zuppa di carne e verdure, che mi è costato per tre persone 2,50€, ma che nessuno di loro si può comunque permettere, beh: una gioia impagabile!!! Sono sempre grata.
(Dal Kenya, ancora, foto e testimonianza degli affascinanti cittadini .. a quattro zampe: che dire della vita in totale comunione con gli animali? Qui siamo in città, dove ci sono discoteche, locali, chiese, moschee, supermercati, villaggi turistici, banche, uffici, negozi)
In Kenya i mezzi di trasporto usati dalla maggior parte della popolazione sono i tuc-tuc, le biciclette e le moto che fanno anche un servizio taxi: dovunque sei passano moto, biciclette e tuc-tuc a cui puoi chiedere, per costi irrisori, di essere accompagnato da una parte all’altra della città. Città che non hanno nulla di simile alle nostre metropoli, ma che comunque sarebbe lungo e disagevole attraversare a piedi. Non mettono casco, su una moto salgono minimo in tre, ma ho visto 5/6 persone insieme, anche se sembrerebbe incredibile, trasportano su tuc-tuc, moto e biciclette di tutto: legname, mobili, ferraglia di ogni tipo, casse di frutta appena raccolta o pesce appena pescato, basta dare sfogo alla fantasia più sfrenata. Dopo 15 giorni che sono qui non ho visto neanche un incidente, tutto come in Messico, in Perù o in Thailandia, a riprova che quando si è liberi da regole, ai limiti della coercizione come in Europa, si ha più senso della responsabilità e del rispetto reciproco.
Coloratissime, sicure, meravigliose le donne africane sono forti, lavorano sodo, partoriscono tanti bambini con una facilità estrema, rigorosamente in casa. I neonati sono buonissimi, raramente si sente piangere un bambino, rimangono attaccati al corpo della mamma per tanto tempo, sono allattati al seno e seguono i ritmi biologici della natura. Le donne tornano presto al lavoro, c’è tanta solidarietà, i bimbi crescono in comunità, giocando e imitando gli adulti tutti insieme, spesso gli zii sono coetanei dei nipoti, si diventa, spesso, mamma prima dei 20 anni e nonna prima dei 40. Ho chiesto loro se sono felici, la risposta è stata “sì”, non conoscono nient’altro e godono di quel poco che hanno.
E che dire dei bambini africani? Ti guardano con quegli occhioni meravigliosi, ti salutano con un caloroso ciao ovunque vai, ti sorridono gioiosi, sanno essere ancora così spontanei, non hanno niente, ma hanno tutto, hanno se stessi, giocano con gli oggetti più impensati con creatività e arte, si fanno fotografare e poi gioiscono, i loro occhi si illuminano alla vista di una caramella che timidamente ti chiedono … li adoro!